Vota Antonio

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Oggi entriamo nell’ultimo mese di quella cosa bellissima che si chiama campagna elettorale.

Se siete miei concittadini del paese dai vicoli stretti e stavate aspettando con trepidazione l’endorsement dell'(ex) inutile staff del sindaco rilassatevi pure, mangiate tranquilli, perché tanto non “endorso ” proprio nessuno e anche se lo facessi non vi direi proprio un bel niente.

Pappappero.

Dicevo, oggi entriamo nell’ultimo mese di campagna elettorale per cui é legittimo aspettarsi colpi di scena concentrati che manco in vent’anni di Beautiful. Durante l’ultimo mese di campagna elettorale succede tutto e il contrario di tutto.

Magari si promette di risolvere l’emergenza abitativa, che in città come Bologna, tipo, si sente. Eccome se si sente. Si sente talmente tanto che c’è chi, pur di non dormire sotto un ponte, occupa.

Ecco, si promette di risolverla e nel mentre si sgombera uno dei millesettecento immobili sfitti, buttando in mezzo alla strada, alle prime luci dell’alba, donne e bambini. Poi già che ci sei tiri anche un paio di manganellate, non si sia mai che ci fate perdere l’abitudine.

Insomma, pensavi si fosse ricandidato Merola e invece ti svegli e c’è ancora Cofferati. 

Durante la campagna elettorale non perdere i voti dei moderati é fondamentale.

Durante la campagna elettorale tutti hanno un’opinione su tutto.

Se l’argomento del giorno è se nella carbonara va o meno la cipolla, allora state tranquilli che ognuno avrà da dare la sua ricetta.

Antonio Latrippa, che è un conservatore, dirà che assolutamente, no, la cipolla é un abominio, un attentato alla cucina tradizionale; Graziella Graziealcazzo, più progressista, dirà che la cipolla nella carbonara è un atto di democratizzazione, di inclusione e che comunque ce lo chiede l’Europa.

I Cinque Stelle, invece, diranno che la carbonara é un piatto massone, fa ruttare scie chimiche e quindi meditate, gombloddo e sveglia1!!!1!1!1!!1!1!

I (ri) candidati a sindaco e a consiglieri avranno finalmente un’opinione su questioni che prima avevano evitato come la peste. Improvvisamente tutti e tutte prenderanno posizione su tutti quegli argomenti che nei cinque anni precedenti erano stati accuratamente evitati.

Tranquill*, finite le elezioni torneranno nel dimenticatoio per altri cinque anni: la campagna elettorale fa diventare le questioni che prima erano etichettate come “quisquilie e pinzillacchere” questioni di importanza capitale e di contro fa diventare le cose serie grandissime stronzate.

I (ri) candidati sindaci e consiglieri, durante questo mese, spuntano come i funghi; anzi, proseguendo con le metafore culinarie, diventano come il prezzemolo. Sono ovunque.

Hanno il dono dell’ubiquità. Se c’è da inaugurare una panchina, una fioriera, 200 metri di pista ciclabile che non porta da nessuna parte, loro ci saranno. In maniera completamente e armoniosamente bipartisan essi ci saranno.

Dispenseranno sorrisi, strette di mano, pacche sulle spalle; saranno prodighi di consigli e promesse, avranno posti di lavoro post elettorali (che al 99% vedrete nel mese del poi dell’anno dei mai) e daranno affettuose carezze ai vostri bambini.

Potrebbero anche essere pronti a dichiararsi favorevoli al matrimonio egalitario se sono nella merda e hanno bisogno del voto di lesbiche, froci e trans. Io non gli crederei, voi fate voi.

Una delle cose che mi ha sempre fatto impazzire della campagna elettorale, però, è che diventiamo tutti amici per la pelle.

Negli ultimi anni il primo segnale che la campagna eletterale é agli sgoccioli é una crescita keynesiana delle richieste di amicizia su Facebook.

Nel giro di poche ore, quindi, ti ritrovi con sedici richieste di amicizia e venti inviti a mettere “mi piace” di cui diciannove vengono da pagine di centrodestra – che ormai i social li sanno usare pure loro anziché no – alle quali non metteresti il like nemmeno se fossi innamorat* del candiat* sindaco.

Il secondo segnale è sul cellulare. Arriveranno valanghe di sms e messaggini su Whatsapp, tutti con lo stesso testo, tutti con gli stessi errori sintattici, tutti con appelli, preghiere, vinciamo noi, noi con voi e spesso conditi con quegli orrendi santini elettorali di cui il Corriere della Sera va ghiotto e dove capita che il sole tramonti a est e sorga a ovest (storia vera).

E poi per strada… Per strada, soprattutto in buco di culo come il paese dai vicoli stretti, l’ultimo mese di campagna elettorale  é tutto un “ciao”.

Esci per fare la spesa e qualcuno che non hai mai visto  ti ferma e ti saluta calorosamente:

– Ciao Irene, come stai?

Tu lo guardi, abbozzi un sorriso e rispondi tuttobenegrazie (proprio tutto attaccato), aspetti che si sia voltato, guardi tua madre e fai:

– Machicazzoèquesto? (Anche qui tutto attaccato)

La risposta però, intimamente, la sai già: un candidato.

Ogni due metri, quattro ciao per una media di un ciao ogni cinquanta centimetri. Praticamente un pezzo hip hop.

Narra la leggenda che durante la campagna elettorale le amicizie interrotte riprendano vita come una fenice. O meglio, qualcuno ci prova. Ovviamente in maniera del tutto disinteressata.

Alle volte la campagna elettorale fa proprio miracoli, farebbe chiedere a Caino l’amicizia ad Abele su Facebook, farebbe correre un Lannister a chiedere scusa a uno Stark per aver decapitato il povero Ned.

C’é una cosa, però, che amo profondamente della campagna elettorale ed è il silenzio.

Il silenzio elettorale sono quelle ventiquattro ore in cui, per legge, dando per assodato che dopo mesi di bombardamento mediatico l’elettore si sia ormai formato un’opinione, il Legislatore impone uno stop alla campagna elettorale.

Niente comizi in piazza, niente comparsate in tv, niente inaugurazioni di monumenti per i criceti del Medio Oriente, niente santini. Niente.

La pace elettorale.

È uno dei pochi tipi di silenzio che amo visceralmente e per me, laureata in Mass Media e Politica, capite che è un’affermazione pesante.

Vi immaginate che bello le elezioni senza campagna elettorale? Certo, con la mia laurea lavorerei ancora meno di adesso, ma vuoi mettere niente di tutto quello che ho descritto sopra?

Forse sarebbe un mondo meno ipocrita, ma ci perderemmo tanti spunti per farci una risata, anche se spesso amara.

Ps: taggate anche voi questo post al vostro candidato del cuore e invitatelo a iniziare il silenzio con un mese di anticipo.